mercoledì 28 novembre 2012

Quando il diritto alla vita prevale sul diritto al lavoro




Lavorare o vivere questo è il dilemma, per chi segue i telegiornali nazionali avrà sicuramente sentito parlare dell'Ilva di Taranto.

L'Ilva è una società per azioni leader nella produzione e trasformazione dell'acciaio, nata nel 1905, è uno dei maggiori complessi industriali per la lavorazione dell'acciaio in europa. Il più importante stabilimento in Italia si trova a Taranto, ma ne possiede altri 4 in Italia.

Quello di Taranto è situato in una zona con alta densità di popolazione. Nel corso degli anni l'azienda non ha adeguato gli stabilimenti, e le polvere sottili emesse dai camini hanno causato parecchi morti fra la popolazione.

*  Nel 2012 sono state depositate preso la Procura della Repubblica di Taranto due perizie (una chimica e l'altra epidemiologica) nell'ambito dell'incidente probatorio che vede indagati Emilio Riva, suo figlio Nicola, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento siderurgico, e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro carico sono ipotizzate le accuse di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico. Nella prima perizia, sulle emissioni, si legge che nel 2010 Ilva ha emesso in aria le seguenti sostanze convogliate (tabella A-1 della perizia):
Inoltre, da dichiarazione E-PRTR della stessa ILVA (tabella C-1 della perizia):
A tali emissioni convogliate, vanno sommate tutte quelle non convogliate, cioè disperse in modo incontrollato, la cui quantità è riportata nella perizia nelle tabelle A-III, B-III, C-III, D-III, E-III, F-III, G-III, H-III, I-III, e riguardano sostanze come tutte quelle suddette, in aggiunta ad acido solfidricovanadiotallioberilliocobaltopoliclorobifenili (PCB) e naftalene. La fuoriuscita di gas e nubi rossastre dal siderurgico (slopping) è un fenomeno documentato dai periti chimici e dai NOE di Lecce. Come da risposta al quesito II della perizia sulle emissioni, la diossina trovata nel corpo degli animali, abbattuti gli anni precedenti proprio perché contaminati, è risultata essere la stessa diossina emessa dai camini del polo siderurgico. Per ciò che riguarda la perizia epidemiologica, i periti nominati della Procura di Taranto hanno quantificato,per tutte le cause di morte, nei sette anni considerati:
  • un totale di 11 550 morti, con una media di 1650 morti all'anno, soprattutto per cause cardiovascolari e respiratorie;
  • un totale di 26 999 ricoveri, con una media di 3 857 ricoveri all'anno, soprattutto per cause cardiache, respiratorie, e cerebrovascolari.
Di questi, considerando solo i quartieri Tamburi e Borgo, i più vicini alla zona industriale:
  • un totale di 637 morti, in media 91 morti all'anno, è attribuibile ai superamenti dei limiti di PM10 di 20 microgrammi a metro cubo (valore consigliato OMS) (rispetto al limite di legge italiana/europea di 40 microgrammi a metro cubo Particolato il valore attribuibile è praticamente nullo);
  • un totale di 4 536 ricoveri, una media di 648 ricoveri all'anno, solo per malattie cardiache e malattie respiratorie, sempre attribuibili ai suddetti superamenti .
Secondo i periti nominati dalla procura, la situazione sanitaria a Taranto è molto critica, anzi unica in Italia.Gran parte delle sostanze rilevate nella perizia sulle emissioni sono state poi considerate in quella epidemiologica come "di interesse sanitario". Gli inquinanti sono in concentrazioni più elevate nei quartieri in prossimità dell'impianto. Le stesse concentrazioni variano nel tempo e dipendono dalla direzione del vento.
Gli esiti sanitari per cui esiste una "forte evidenza scientifica" di possibile danno dovuto alle emissioni del siderurgico sono:
  • mortalità per cause naturali;
  • patologie cardiovascolari;
  • patologie respiratorie, in particolare per i bambini;
  • tumori maligni in generale;
  • tumori in età pediatrica (0-14 anni);
  • tumore della laringe;
  • tumore del polmone;
  • tumore della pleura;
  • tumore della vescica;
  • tumore del tessuto connettivo;
  • tumore dei tessuti molli;
  • linfomi non-Hodgkin;
  • leucemie.
Gli esiti sanitari per cui vi è una "evidenza scientifica suggestiva" di un possibili danno dovuto alle emissioni del siderurgico sono:
  • malattie neurologiche;
  • malattie renali;
  • tumore maligno dello stomaco tra i lavoratori del complesso siderurgico.
Per quanto riguarda la diossina, gli impianti dell'Ilva ne emettevano nel 2002 il 30,6% del totale italiano, ma sulla base dei dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale sarebbe salita al 92%, contestualmente allo spostamento in loco delle lavorazioni "a caldo" dallo stabilimento di Genova. Va però tenuto in considerazione il fatto che il Registro INES, non prevedendo all'epoca sanzioni per omesse dichiarazioni, è molto poco rappresentativo della situazione reale. I dati relativi al 2006, ad esempio, registrano le dichiarazioni di meno di 700 aziende, sulle oltre 7.000 che - secondo le stime - sarebbe state tenute a presentarle. Inoltre solo 5 hanno comunicato al registro di emettere diossina. L'incidenza del 92% è quindi calcolata su tale esiguo numero di aziende. Ilva, nelle sue dichiarazioni ufficiali, indica nel 21% sul totale italiano la percentuale di diossine emessa dall'impianto di Taranto. Va tuttavia aggiunto che l'Ilva ha sempre sottostimato la diossina, dichiarandone al registro INES meno di 100 grammi all'anno, quando invece le rilevazioni Arpa ne hanno riscontrato circa 172 grammi anno nelle misurazioni del 2008. Le ultime rilevazioni rese pubbliche dall'Arpa Puglia, comunque, confermano il progressivo miglioramento della situazione. Dal 1994 al 2011 si è passati da 800 a 3,5 grammi di diossine all'anno. La media di emissione annuale di diossine e furani, nello stabilimento Ilva di Taranto, è stata nel 2011 pari a 0,0389 ngTEQ/Nm3, inferiori al limite di 0,4 stabilito dalla legge regionale “anti-diossina” (l.r. n. 44/2008). Tali rilevamenti, però, vengono effettuati non anche di notte, sempre preavvisando l'azienda, non in continuo, e soprattutto per soli dodici giorni all'anno (quattro campagne con tre rilevamenti ciascuna): quella di 0,0389 ngTEQ/Nm3 è una media quindi che potrebbe non fotografare esattamente la realtà, considerando anche le decurtazioni del 35% per incertezza. In ogni caso la quantità di diossina riversata nell'ambiente ha reso non pascolabile il terreno attorno all'Ilva nelle aree incolte. Precisamente, un'ordinanza della regione Puglia vieta il pascolo entro un raggio di 20 km attorno l'area industriale che, quindi, diventa un serio ostacolo per la crescita delle aziende zootecniche e produttrici di latte e prodotti caseari, oltre che esserlo per tutte quelle aziende di mitilicoltura, se venisse dimostrato il legame delle emissioni industriali anche con la diossina e PCB rinvenute nelle cozze.
La perizia epidemiologica si conclude con un'affermazione che sintetizza forse nemmeno completamente la reale situazione dell'area ionica: "L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte".

Ordinanza di sequestro degli impianti e arresto dei dirigenti [modifica]

Il 26 luglio 2012 il GiP di Taranto dispone il sequestro senza facoltà d'uso dell'intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva. I sigilli sono previsti per i parchi minerali, le cokerie, l'area agglomerazione, l'area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi.  Nell'ordinanza il GIP conclude che "Chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato nell'attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza".  Oltre il sequestro degli impianti, il GIP dispone gli arresti di Emilio Riva, presidente dell'Ilva Spa fino al maggio 2010, il figlio Nicola Riva, succedutogli nella carica e dimessosi pochi giorni prima dell'arresto, l'ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, il dirigente capo dell'area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio, il responsabile dell'area agglomerato, Angelo Cavallo. Il 30 luglio 2012 i carabinieri del NOE di Lecce notificano il provvedimento di sequestro.

* Tratto da Wikipedia 





Da quel 26 luglio 2012 i tg nazionali, hanno solo parlato del dramma dei lavoratori dell'Ilva, ma nessuno si è preso la briga di parlare di quelle persone che hanno perso la vita per colpa dell'Ilva, di quanti la stanno perdendo e di quanti la perderanno, si parla solo dei 5000 lavoratori che preferiscono essere intossicati pur di lavorare.

Ma mentre loro sono intossicati per necessità economica, c'è il resto della città che vuole vivere e lo vuole fare in una terra sana, dove far nascere e crescere i propri figli.



Nella giornata odierna arriva la proposta del governo, una proposta che io reputo insana, dettata da quel viscido e sporco capitalismo. Vogliono annullare i provvedimenti dei magistrati e mantenere aperti gli stabilimenti per altri 2 anni, duranti i quali l'azienda dovrà adeguarsi e se allo scadere dei 2 anni, lo stabilimento non sarà adeguato, sarà chiuso definitivamente. 

Ma stiamo scherzando? Per altri 2 anni questi stabilimenti emetteranno nell'aria polveri sottili nocive, che uccideranno centinaia di persone. Per come vanno le cose in Italia, fra 2 anni ci sarà una deroga e la popolazione  continuerà a morire intossicata. In Italia si parla di sicurezza sul lavoro e poi si permette ad aziende del genere di essere aperte? 

Secondo me, questo stabilimento va chiuso immediatamente, per concedere l'adeguamento senza ulteriore intossicazione da parte della popolazione . I lavoratori saranno cassa integrati e l'azienda commissariata. 

Lo stato dovrebbe attuare una nuova politica di sviluppo del settore turistico per Taranto, di fatto la città di Taranto come molte città del sud, potrebbe vivere di turismo.

Taranto è la puglia tutta, hanno spiagge bellissime, delle vecchie e storiche tradizioni, una cucina genuina e casereccia, producono ottimi vini, per non parlare per le mozzarelle e tutti i derivati del latte.

Quindi per come la vedo io, lo stato dovrebbe chiudere lo stabilimento per adeguarlo nel minor tempo possibile e la regione dovrebbe fare attività di propaganda e sviluppo, per promuovere la propria terra ed incentivare il lavoro tramite le attività di ristorazione, alberghiere, di intrattenimento e svago. 
Dovrebbe formare  guide turistiche, incentivare la creazione di nuove strutture ricettive quali hotel e villaggi turistici, cosi facendo questi 5000 lavoratori in parte saranno indirizzati presso nuove attività, quelli che resteranno in esubero, saranno cassa integrati fino alla riapertura dell'Ilva.

La produzione e la trasformazione dell'acciaio sarà svolta dagli altri stabilimenti che nel frattempo potranno usufruire dell'aiuto di alcuni dipendenti dell'Ilva di Taranto. 

Terminate le opere di adeguamento per Taranto, si procederà per adeguare gli altri stabilimenti secondo le varie priorità.


La Vita di ogni individuo va preservata perché è un dono divino. Viva la Vita.






Francesco Capizzi
Coordinatore per la Regione Sicilia
Movimento Fascismo e Libertà - Partito Socialista Nazionale

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