martedì 31 marzo 2015

La legge del bavaglio

Palermo città bella ed amabile, ma presenta molte lacune. Una città ricca di cultura e di arte, ma entrambe appartengono ai secoli che furono, ai nostri antenati. La cultura moderna è quella dell'abuso. In questa città nascono come funghi, gazebo, chilometri di bancarelle, piante che invadono il suolo pubblico, c'è chi pure riesce a togliere il basolato patrimonio dell'unesco per piantare le sue bancarelle. C'è chi incatena le strutture abusive ai pali della luce, ai cassonetti, alle cancellate di musei e chiese e giorno dopo giorno intraprende la propria attività abusiva. Ad ogni angolo della città troviamo marciapiedi e carreggiate occupate da fruttivendoli abusivi, troviamo i venditori di caldaroste che accendono il fuco per strada e con il loro fumo invadono la città, troviamo gli stigliolari che trasformano la città in una campagna ed accendono le loro griglie arrostendo carne e stigliola senza il minimo rispetto della normativa igienico sanitaria, ci sono i venditori ambulanti di scarpe, di oggetti vari, di scope, detersivi... Molti potranno pensare che queste cose avvengono in periferia, ma Palermo sull'abusivismo non fa differenziazioni. Dall'olivella alla vucciria, dalla magione a ballarò colonne di fumo degli stigliolari si ergono maestose sulle abitazioni, ma a parte i residenti nessuno li vede. Passando poi al salotto di Palermo proprio all'ingresso di via maqueda angolo via spinuzza vediamo la colonna di fumo del venditore di caldaroste, a fianco spesso c'è uno che cucina crepes, sempre abusivamente, il tutto affiancato da chilometri di bancarelle abusive contenenti materiale contraffatto made in cina. Il paradosso dei paradossi a fianco delle bancarelle troviamo branchi di vigili a vigilare l'area pedonale. E mentre il popolo si è battuto per avere un pezzo di strada per passeggiare, ora si trova costretto a passeggiare in un piccolo corridoio lasciato a posta dagli abusivi. Abusivi a destra, abusivi a sinistra al centro i passanti, costretti a spostarsi al passaggio della pattuglia che a posto di pattugliare si guarda il passio. Passando un pò più avanti, nello storico salotto, dove un tempo le grandi firme esponevano i loro capi, troviamo sotto i portici ed i colonnati, un altro chilometro di bancarelle, sempre abusive e sempre con materiale contraffatto all'interno. In mezzo a queste bancarelle i vigili urbani passeggiano allegramente. Eppure la delibera comunale n° 169/05 del maggio 2013 parla chiaro è vietato il commercio ambulante in tutte le aree  del centro storico. In esso troverete elencate tutte le vie dove è vietato tale commercio. A nulla servono esposti e segnalazioni, sembra che qualcuno li voglia a tutti i costi.





E mentre gran parte della popolazione è assopita a questa ondata di abusivismo, c'è una parte di Palermo che fra foto, reclami e denunce non ci sta e passa le giornate a fotografare ed a filmare gli abusi, invocando il comune e le forze dell'ordine. In teoria il comune e le forze dell'ordine appurato l'abuso dovrebbero intervenire ed a dir loro lo fanno, facendo una retata una tantum per poi lasciare che le cose all'indomani tornino alla a-normalità. E mentre fanno finta di agire, tentano di imbavagliare quelli che per loro sono dissidenti, cioè coloro che si lamentano e fanno gli esposti. La polizia postale inizia ad indagare sui profili di fecebook e sui blog dei giornali alla ricerca di presunti reati di diffamazione o di altri reati ipotizzati secondo la loro mente contorta. Quindi chi ha l'arguzia di dissentire da questa società dell'ingiusto e della diseguaglianza di trattamento, invece di essere trattato come un eroe, oltre a rischiare di essere aggredito da un presunto abusivo o da un delinquente, rischia anche una possibile denuncia penale per diffamazione o per istigazione contro una o più etnie che hanno la "sola" colpa di occupare abusivamente il suolo pubblico, evadere le tasse, vendere materiale contraffatto, non possedere alcuna licenza e nessuna autorizzazione.

Stanno attuando la legge del bavaglio, vogliono zittire tutti i possibili dissidenti di questo sistema marcio onde evitare che si moltiplichino e che iniziano a creare un vero problema a questa sorta di illegalità "legalizzata", toccando questo nuovo bacino di voti coltivato dai nostri politici.

Anche il sottoscritto ha ricevuto la visita della polizia postale, in seguito ad una denuncia effettuata dall'ufficio legale dei vigili perché si sentono diffamati dalle mie affermazioni.  I vigili anziché aprire un inchiesta interna, hanno preferito querelare il sottoscritto. Ed il giudice mi ha inviato un avviso di garanzia per il presunto reato di diffamazione.Ma se pensano di intimorirmi hanno sbagliato persona. Dimenticano che il motto dei fascisti è boia chi molla e pertanto ne devono mangiare di pane duro prima di mettermi il bavaglio.

In questi giorni anche altre persone che condividono la mia ed altre battaglie hanno ricevuto lo stesso "bavaglio", spero tanto che sposino il nostro motto e non si lascino intimorire, ma che mostrino i denti più di prima per il bene della nostra società e per il futuro dei nostri figli affinché non si sentino estranei a casa propria.

Camerateschi Saluti
Francesco Capizzi
Coordinatore per la Regione Sicilia
Movimento Fascismo e Libertà - Partito Socialista Nazionale
www.fascismoeliberta.info
sicilia@fascismoeliberta.info